“Candelora, Candelora dell’inverno semo fora; se ce nengue e se ce pioe ce ne sta 49; se c’è sole o solicello ce ne sta trenta di invernicello”.
La tradizione parla chiaro: se il giorno della candelora il tempo è bello, l’inverno è ormai agli sgoccioli, altrimenti ci sarà ancora più di un mese di freddo.
E’ questa la versione più celebre del proverbio legato al 2 febbraio nelle Marche.
Ogni regione ha la sua: ad esempio nella maremma laziale si dice “Pè la Candelora dell’inverno semo fora, ma se piove o tira vento, nell’inverno semo dentro”.
La Candelora è una data cara ai contadini perché, esattamente come i tre giorni della merla a fine gennaio, dà una indicazione su quale sarà l’andamento della stagione. A quanto pare quest’anno l’inverno si preannuncia ancora lungo.
Ma la giornata ha anche un significato spirituale: sacro e profano si fondono in quella che è una delle date più importanti del nostro calendario.
La Chiesa cattolica ricorda il momento della Presentazione di Gesù al tempio di Gerusalemme.
In tutte le parrocchie questa ricorrenza è celebrata con messe, processioni e soprattutto con la benedizione delle candele.
Nell’ antichità i maschi primogeniti per la legge di Israele venivano riscattati per ricordare la liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù d’Egitto per mano di Dio.
Quindi è festa di tutti i religiosi, e la candela è simbolo di Dio, che rischiara le tenebre.
Nelle Marche c’è un paese che ha fatto della candela il suo simbolo, è Candelara in provincia di Pesaro Urbino, che tutti gli anni in dicembre si illumina solo della luce fioca e suggestiva delle fiammelle.
Un altro detto popolare delle Marche a proposito di Febbraio recita: “Febbraro curtu e tristu”, ovvero “Febbraio corto e cattivo”, e questo proprio a causa del fatto che molto spesso è un mese freddo e nevoso.
Del resto, i “mitici” nevoni del 1929 e del 1956 si sono avuti proprio in questo mese.