Un anno fa, il 3 febbraio 2018 è un sabato mattina e a Macerata, la tranquillità della cittadina, già duramente provata dal ritrovamento del corpo di Pamela, viene sconvolta da un atto di follia e violenza.
Un giovane di Tolentino, Luca Traini, incensurato ma vicino ad ambienti di estrema destra, al volante di un’auto, imperversa per le vie della città, sparando contro gli stranieri.
Un vero e proprio raid xenofobo, per vendetta dopo l’omicidio della 18enne romana.
Nove in tutto le sparatorie che seminarono il panico in città, una città sotto assedio e blindata con decine di posti di blocco, trasporti bloccati, gente chiusa in casa e scuole che hanno trattenuto al loro interno gli studenti.
Un fatto che ha segnato una ferita profonda nella città, aperto dibattiti, diviso i cittadini. Il 3 ottobre Luca Traini è condannato dalla corte di Assise di Macerata a 12 anni di reclusione per strage, danneggiamento e porto abusivo di arma , con l’aggravante dell’odio razziale.
Si chiude così il primo capitolo del processo al 29enne che in quel sabato mattina di un anno fa’ sparò dalla sua auto a sei migranti.
Traini dal carcere di Montacuto si dice pentito, in un’intervista rilasciata all’ex direttore di Repubblica Ezio Mauro racconta il sentimento che un anno fa l’ha spinto a voler essere il vendicatore.
“È stata come un’esplosione dentro di me”, “per me gli spacciatori avevano ucciso Pamela, e gli spacciatori erano loro. le persone di colore, ma oggi dice di aver capito che gli spacciatori “sono bianchi, neri, italiani e stranieri.
La pelle non conta”.