La storia di Carla Ferrari, una veronese che ha trovato nella cassetta di sicurezza del padre defunto 800 milioni di lire che la Banca d’Italia non le ha convertito in euro, apparsa nelle scorse ore sui quotidiani nazionali, ha riaperto una vecchia ferita nel cavaliere Enea Angelucci, ex ristoratore cingolano, per anni titolare della trattoria Miramonti. Sette anni fa ha avuto un simile trattamento. Nel suo caso si è trattato di soli, si fa per dire, 7 milioni di lire, non un’eredità né lasciti, ma soldi guadagnati quando era titolare del Caffè dei Tigli: per un lungo periodo, pur già nell’era euro, ha infatti consentito ai suoi clienti di pagare in lire. La sua generosità però non è stata ripagata. Quando Enea si è rivolto alla Banca d’ Italia, il cambio lira-euro era scaduto da qualche mese. Ma non sono finite lì le beffe per Angelini. Dopo alcuni ricorsi in campo nazionale la Corte Costituzionale cancellò la norma che sanciva la decadenza del cambio e diversi casi furono risolti positivamente, quelli che avevano avuto un certificato che attestava di aver fatto domanda per il cambio prima dell’intervento della Corte Costituzionale, domanda che Enea non fece pensando che all’epoca fosse inutile. E così alla fine ha rinunciato a cambiare il suo piccolo tesoretto che ha donato ai nipoti.