In via cautelativa il Cosmari sospende l’attività di recupero e trattamento delle macerie. Uno stop sulla cui durata è difficile fare previsioni, ma che comunque proseguirà per tutto il tempo necessario a fare chiarezza sulle procedure di gestione. Una decisione arrivata a seguito dell’indagine della Procura di Macerata che ha aperto un fascicolo per smaltimento non autorizzato di rifiuti contenenti amianto. L’inchiesta mira ad accertare se nella filiera dello smaltimento delle macerie del sisma, gestita dal Cosmari, ci sia la presenza di amianto e in quale entità.
Ad oggi il Cosmari ha trattato 295mila tonnellate di macerie nella nostra provincia, più altre 15mila tonnellate da quando le è stata affidata anche la gestione di Ascoli e Fermo. Tra queste sono state trovate 42 tonnellate di materiale contenente amianto, di cui solo tre tonnellate direttamente al Cosmari. Di queste 3 mila sono quelle in cui è stata riscontrata la presenza di amianto.
Secondo la legge, per essere riutilizzato il materiale allo stato liquido non deve contenere più di 30 milligrami per litro di amianto, visto che lo zero assoluto è irrealizzabile. I vertici del Cosmari hanno anche chiarito che il controllo sulla presenza dell’amianto avviene a monte, durante le demolizioni. Nei siti temporanei di Tolentino e Monteprandone viene operato l’ultimo controllo a cura di una persona specializzata che verifica l’eventuale residuo. Si tratta di un controllo a vista effettuato in un ambiente comunque adatto a fronteggiare la presenza di amianto.
L’inchiesta è partita nel maggio scorso quando durante un controllo vennero trovate alcune fibre di amianto , mescolate ad altri rifiuti destinati alla ricostruzione in un’azienda della provincia e al Cosmari. Da qui il sospetto che l’amianto sia finito nel materiale recuperato per essere impiegato come base per le casette dei terremotati.