Non è primavera se non arrivano rondini e rondoni.
Lo dicevamo le nostre nonne e ad oggi sono oltre 100 i comuni italiani che per difendere queste specie protette, hanno emesso ordinanze specifiche.
Nelle Marche, Pesaro, lo scorso ottobre, ha adottato l’ordinanza con le misure per la tutela della biodiversità in ambito cittadino, la difesa di Rondini, Rondoni, Balestrucci e Topine e il divieto di distruggere i nidi.
Sempre più spesso, però, soprattutto in fase di ristrutturazione di vecchi edifici gli interventi sono tali da creare un impedimento alla nidificazione di queste specie.
Quando nel loro spostarsi tra il continente africano e quello europeo, rondini e rondoni tornano, come l’istinto li spinge a fare, ai loro nidi, non li trovano più.
Le segnalazioni in questo senso sono tante.
Una è arrivata da Jesi e riguarda la ristrutturazione della storica e magnifica chiesa di san Pietro Apostolo.
Un edificio sacro risalente al 1400 che chi risiede in zona ricorda anche per il fatto che i suoi coppi ospitavano proprio numerosi nidi di rondoni.
Gli interventi di messa in sicurezza e sistemazione che si sono resi necessari dopo il terremoto del 2016, hanno portato alla muratura dei coppi.
Un piccolo comitato di cittadini si è allora mosso per far si che si trovi una soluzione visto che i rondoni a giorni nel loro percorso migratorio dovrebbero arrivare in città.
Far sì che i rondoni trovino il modo di nidificare è importante perché la loro presenza è un indicatore della qualità del territorio, ma perché questi uccelli sono ghiotti di zanzare e mosche.