Dal 1957 il suo corpo riposa nel cimitero di Jesi.
Per questo è lì che la sua città l’ha voluta ricordare.
Ma Gemma Perchi, nata proprio a Jesi nel 1873, nella sua vita non ha conosciuto riposo se non nella vecchiaia.
Operaia nelle filande, con le setaiole iniziò e diresse una durissima battaglia sindacale di agitazioni e scioperi per i diritti delle lavoratrici, fino a ottenere le otto ore lavorative giornaliere nel 1919, esattamente 100 anni fa; all’epoca la giornata lavorativa poteva durare anche 12 o 14 ore.
A Jesi c’erano 14 filandaie e 8 stabilimenti di bachi da seta che davano lavoro a 1000 persone, il 90% di loro erano donne. Fu la prima donna a presiedere una Camera del Lavoro dopo la Settimana Rossa del 1911 ( una insurrezione popolare partita da Ancona e che coinvolse tutto il centro Italia dopo l’eccidio di 3 manifestanti) e durante la Prima Guerra Mondiale.
Fu anche perseguitata durante il fascismo.
Si batte anche per l’istruzione dei giovani e per l’istituzione di scuole per i figli degli operai.
A Jesi, nel giorno della festa dei lavoratori c’era il nipote Alberto Rossetti, che la ricorda come una donna imponente, seria e austera.
Una celebrazione non solo laica ma presieduta dal vescovo della diocesi di Jesi, Monsignor Gerardo Rocconi.
Un ricordo accompagnato dalla musica.
“Se otto ore vi sembran poche…”, recitava infatti l’antico canto di lotta delle mondine e delle setaiole degli inizi del Novecento.