L’emergenza Coronavirus ha condizionato ma non fermato la prima udienza del processo per la strage della Lanterna Azzurra.
Nel processo con rito abbreviato i 6 giovani componenti della cosiddetta banda dello spray sono accusati di aver provocato, tra il 7 e l’8 dicembre del 2018, nella discoteca Lanterna azzurra di Corinaldo, la calca nella quale morirono 5 adolescenti e una mamma.
Nei confronti della banda le accuse sono di associazione per delinquere, lesioni personali e una 40ina tra rapine e furti con strappo commessi in diverse discoteche d’Italia con la tecnica dello spray urticante
I sei ragazzi alla sbarra, originari della Bassa Modenese, sono arrivati in tribunale scortati dalla polizia penitenziaria e accompagnati dai loro avvocati indossando le mascherine.
Qualche momento di concitazione c’è stato prima dell’avvio dell’udienza tra le parti civili fatte accomodare nella sala biblioteca poi a piccoli gruppi sono stati accompagnati di fronte al giudice per le udienze preliminari Paola Moscaroli.
Circa 70 le parti civili.
A costituirsi le famiglie delle vittime, i genitori dei minorenni rimasti feriti, la regione Marche, la Magic srl che gestiva la Lanterna Azzurra e i cui componenti risultano indagati in un altro filone di inchiesta, i proprietari dell’immobile in cui aveva sede la discoteca, il Comune di Corinaldo, la onlus “Insieme a Marianna.
Assenti in aula i parenti delle vittime, presente solo il fratello di Benedetta Vitali.
Costituite le parti civili, il processo tornerà in aula il 2 aprile.
Gli avvocati avranno tempo fino al 22-23 marzo per presentare le eccezioni, annunciate dai legali sia delle parti offese, che di uno dei giovani della banda.