Medico e poeta, fin da ragazzo innamorato degli altri, specie di chi era più in difficoltà.
Carlo Urbani moriva in questo giorno 17 anni fa ucciso in Vietnam dalla stessa malattia che aveva scoperto e che con il suo sacrificio è riuscito a non far diffondere e a debellare.
Urbani Era nato a Castelplanio, nell’anconetano il 19 Ottobre del 1956.
Fin da giovane attivissimo in parrocchia a favore soprattutto dei disabili. Dopo la lauree in medica e una prima esperienza come medico di base entra nel reparto di malattie infettive dell’Ospedale di Macerata.
Si sposa, diviene padre di tre figli, ma questo gli fa sentire più forte il desiderio di dedicarsi ai malati dimenticati,nei paesi più poveri del mondo.
Con altri medici organizza dei viaggi in Africa centrale, e si rende definitivamente conto che li la gente muore perchè mancano i farmaci che nessuno ha interesse a fare giungere a un mercato così povero.
Proprio quando sta per diventare primario lascia tutto e con la sua famiglia si trasferisce in Cambogia nell’ambito dell’organizzazione Medici senza frontiere di cui poi diventerà presidente per l’Italia e diviene anche consulente dell’organizzazione mondiale della sanità per la quale ritirerà il premio Nobel per la pace nel 1999.
L’ultima parte della sua vita Carlo Urbani la dedica al Vietnam dove si dedica alla cura e alle ricerche sulla Sars.
Ne capisce per primo i rischi mondiali interviene presso tutte le autorità perchè vengano imposte misure di quarantena perchè il virus non si diffonda.
Quando si rende che lui stesso, sempre accanto ai malati, ha contratto la malattia, fa tornare in Italia i figli. La moglie gli resta vicina, ma nessun incontro diretto è più possibile.
Urbani muore il 29 marzo del 2003. Il vietnam lo ricorda come un eroe nazionale, a lui è intitolato il nuovo ospedale di Jesi e l’omonimo istituto comprensivo scolastico di Jesi.
Ma soprattutto quello che è forte è il ricordo e l’esempio di lui tra chi l’ha conosciuto e con lui ha collaborato. L’associazione che porta il suo nome promuove iniziative umanitarie, di formazione e culturali a favore delle popolazioni più povere del mondo.
A ricordare il suo sacrificio e la sua lezione il figlio Tommaso, rientrato da due settimane da una missione in Nigeria: “il protocollo messo a punto da mio padre è ancora attuale, così come la sua lezione di umanità. Il mio grazie a tutti i sanitari in prima linea nell’emergenza”.
Per aiutare quelli dell’ospedale Carlo Urbani di Jesi l’Associazione intitolata a Carlo Urbani ha lanciato anche una raccolta fondi per l’acquisto di alcuni respiratori.