C’è anche il marchigiano Davide Amurri nell’inferno che sta vivendo Beirut.
Nato a Petritoli, ma libanese di adozione e sposato con una libanese, Davide, a Beirut, è responsabile dell’Avsi, una ong che si occupa di progetti umanitari.
La sua casa si trova a 3 chilometri dal luogo dell’esplosione che martedì ha sventrato la città, ma miracolosamente non ha avuto danni.
Per ora si contano 150 morti, 5000 feriti (tra cui un soldato italiano ferito lieve) e 300 mila sfollati.
Davide e la moglie erano in casa al momento dell’esplosione, perchè in Libano è in atto il secondo lockdown per la riaccensione di diversi focolai di Covid.
Il primo pensiero è stato quello di un attentato.
“Sembrava che l’esplosione fosse avvenuta vicino all’abitazione dell’ex premier Ariri, figlio del premier ucciso insieme ad altre 25 persone 15 anni fa da una autobomba, il cui processo si sarebbe dovuto concludere il 7 agosto, ma con la sentenza rinviata ora di un paio di settimane”, ci ha detto Davide.