Il 71 per cento delle aziende marchigiane del benessere, parrucchieri-estetisti in primis, non riceveranno 1 centesimo in base al decreto sostegno. Questo perché chi ha avuto perdite inferiori del 30 per cento è automaticamente escluso, e la perdita media nazionale del settore è del 25%. Un settore che, in base a dati della confartigianato conta 140 mila partite iva in Italia, 270 mila operatori, per 8 miliardi di fatturato – in pratica mezzo punto di Pil. Alcune di queste attività, che nelle Marche danno lavoro a 15 mila persone, non riusciranno a ripartire, perché i costi fissi – affitti, materie prime, bollette, dipendenti – non sono diminuiti.
Il 94% delle attività ha però registrato perdite, e le poche che avranno ristori difficilmente supereranno i 1000 euro. Il decreto Conte infatti permetteva ad esempio ai parrucchieri di lavorare in zona rossa, cosa che non accade ora. Altro settore che riceverà ristori del tutto inadeguati è quello alimentare, con particolare riferimento alla somministrazione – bar e ristoranti.
La base per il calcolo dell’indennizzo è data dal calo di fatturato medio mensile del 2020 rispetto all’anno 2019. A questa base si applicano cinque aliquote diverse variabili dal 20 al 60% a seconda dell’ammontare del fatturato dichiarato (da meno di 100 mila euro alla forbice 5-10 milioni).
Dei 30 miliardi del decreto solo 11 per ora vanno alle imprese. Serve una ulteriore manovra da 20 miliardi secondo la Confartigianato, anche perché alcune categorie sono state dimenticate.
Nelle Marche nel 2020 circa 1000 imprese hanno chiuso i battenti. C’è bisogno di ristori e incentivi veri per ripartire.