Quella all’Elica è solo l’ultima di una serie di crisi aziendali che da tempo fa vivere alle Marche un vero e proprio dramma al mondo del lavoro.
Nel 2020, le assunzioni nella regione sono state 139.406, 63 mila in meno rispetto al 2019. I contratti a tempo indeterminato rappresentano solo il 13% del totale.
Anche per le cessazioni, tutte le tipologie di contratto hanno registrato una variazione negativa e diminuiscono in modo significativo le trasformazioni di contratti precari in contratti a tempo indeterminato.
Le nuove assunzioni calano in tutti i settori ad eccezione di Istruzione, sanità e assistenza sociale.
Drammatica la situazione nei settori delle attività artistiche e dell’intrattenimento, dove sono venuti meno circa 6 mila rapporti di lavoro, ma anche nel Commercio, nella riparazione autoveicoli, nel trasporto e magazzinaggio, nel manifatturiero e ovviamente nel settore dell’ alloggio e della ristorazione.
A far eccezione solo gli esercizi commerciali che hanno saputo reinventarsi tramite l’e-commerce e con modalità di vendita a distanza.
Nel 2020 le Marche si confermano come una delle regioni in cui è la precarietà a caratterizzare il mondo del lavoro: la regione è la terzultima in Italia per l’incidenza dei contratti a tempo indeterminato sul totale delle nuove assunzioni (sono il 13% contro il 19,7% della media nazionale) mentre la percentuale di assunzioni con contratti a termine sfiora il 38% ( 37,8%) a fronte del 44,1% del valore medio nazionale.
Sopra la media invece sono i contratti di somministrazione e le Marche sono addirittura in testa alla classifica italiana per contratti intermittenti sul totale delle nuove assunzioni (17,0% a fronte del 7,9% della media nazionale).
Il lavoro ribattezzato usa e getta incide sulla vita dei marchigiani, uomini, donne, giovani e meno giovani, che non riescono a progettare il proprio futuro, ma anche inevitabilmente sull’economia stremata da oltre un anno di pandemia.