Era il 2019 quando, durante un sorvolo aereo sull’area di Cantinaccia di Urbania, per un monitoraggio congiunto fra Soprintendenza, Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale e Nucleo Elicotteri dell’Arma dei Carabinieri, venne notata sul terreno un’anomalia circolare con pietre.
Una sagoma di colore diverso rispetto al terreno circostante, di oltre 30 metri di diametro.
Seguirono indagini sul terreno con l’apertura di alcune trincee esplorative.
Alla luce vennero piccole porzioni di una struttura in pietre dalle dimensioni monumentali risalente ad un periodo stimato tra l’800 e il 500 avanti Cristo.
Strutture di questo tipo, sconosciute per questo territorio, erano diffuse nel nord Europa, ma raramente sono di dimensioni così grandiose.
Solitamente sono monumenti funerari delle figure più importanti delle comunità antiche, luoghi sacri per intere generazioni che custodivano così la memoria degli antenati.
La media e alta valle del fiume Metauro ha rappresentato, in età preromana, una delle vie di transito e incontro tra diverse popolazioni dell’Italia antica.
Fra il 1000 a.C. e il 300 a.C., quest’area che ricade tra Marche, Umbria, Toscana e Romagna è stata percorsa da Piceni, Umbri ed Etruschi.
Nel territorio di Urbania sono state rinvenute testimonianze di quei passaggi, ma finora non hanno dato motivo di avviare scavi archeologici con criteri scientifici.
Ora sono in corso lavori sull’area del ritrovamento.
Dal 5 luglio, il cantiere sarà visitabile nel rispetto delle norme di sicurezza, e si potrà assistere all’attività degli archeologi e dei restauratori.