Nuovo udienza a Teramo per l’omicidio della pittrice anconetana Renata Rapposelli, la 64enne originaria di Chieti, trovata senza vita in una scarpata di Tolentino. Sul banco degli imputati l’ex marito e il figlio, Giuseppe e Simone Santoleri, quest’ultimo di nuovo assente in aula. Tra i primi a deporre davanti alla Corte d’Assise gli uomini della polizia giudiziaria, che hanno ripercorso parte delle indagini compiute nei primissimi giorni ad Ancona, la città marchigiana in cui Renata Rapposelli si era trasferita dopo aver lasciato Giulianova in seguito alla separazione dal marito. Poi è stata la volta di alcuni cari amici della pittrice, tra cui Tonino Beccacece, l’uomo che per primo ne denunciò la scomparsa, il 16 ottobre di due anni fa. Ricorda che la donna aveva dubbi se recarsi o meno a Giulianova visti i rapporti tesi in famiglia. Renata aveva paura, dice Beccacece, e legge in aula un messaggio ricevuto il 2 ottobre riferito alla situazione famigliare della vittima. Davanti alla Corte d’Assise è stata anche la volta di Donatella Gianbartolomei, amica di Loreto di Renata da oltre 20 anni. Impossibile che fosse venuta a Loreto e non mi avesse chiamata, ha detto la donna, sconfessando in parte il racconto di Simone e Giuseppe Santoleri su cui si fonda la tesi difensiva. Stando alla ricostruzione della Procura, sarebbe stato Simone a soffocare la madre sul divano di casa, aiutato dal padre Giuseppe. A spingerlo al delitto un movente di tipo economico. I due, poi, si sarebbero disfatti del cadavere caricandolo in auto e portandolo sulle rive del Chienti.