Si sono registrati momenti di tensione al consiglio comunale aperto che la città di Porto sant’Elpidio ha dedicato alle mareggiate. In sala cittadini, titolari di chalet, ristoranti, e campeggi della spiaggia. A prendere la parola a turno tre assessori regionali: quello al Turismo Pieroni, quello al bilancio Cesetti, e quello competente sulle spiagge Sciapichetti, oltre a vari consiglieri regionali di opposizione e amministratori comunali. Al centro del dibattito il nuovo piano della costa, che dovrebbe superare quello precedente, che non ha risolto i problemi. Un piano che, sottolinea la regione, è stato costruito di comune accordo con il territorio. A Porto sant’Elpidio, ci dice Alberto Monelli del Campeggio La Risacca, ci sono stati interventi sbagliati nel tempo. Un tempo l’apporto dei fiumi era una forma di ripascimento naturale. Oggi, a cause di briglie, vasche di laminazione, escavazioni nei letti dei fiumi, dighe, tutto questo non c’è più. La precedente giunta regionale ha investito milioni di euro per barriere soffolte, cioè che non spuntano dal mare, ma sono troppo basse. Contestato da una parte dei presenti, l’assessore regionale Sciapichetti ha spiegato che la regione ha costruito il nuovo piano per la costa di concerto con i territori, e che sarà approvato entro l’estate. Che per la prima volta Porto Sant’Elpidio potrà avere scogliere emerse, e cioè che superano il livello del mare. Che non ci sono le risorse per lavorare su tutti e 7 i chilometri di costa contemporaneamente, ma che si procederà per stralci. Intanto la regione finanzierà i lavori con 4,5 milioni di euro nel bilancio di previsione del 2020. Che fino ad ora sono state utilizzate risorse per 62 milioni, in gran parte europee. Il nuovo governo ha eliminato la struttura di missione Italia Sicura, che portava alle Marche 60 milioni di risorse per il suolo e 9 per la costa, ma nulla vieta che questi finanziamenti vengano ripristinati. Inoltre ci sono molte risorse europee da intercettare. Le istituzioni hanno assunto l’impegno di risolvere il problema che interessa 535 imprese nelle Marche, con 190 stabilimenti nel solo fermano.